Musica

“La Voce del Padrone” di Battiato riletto da Fabio Cinti: un adattamento gentile

Il nuovo, come sempre elegante e ricercato, album di Fabio Cinti è un adattamento per sei strumenti (quartetto d’archi, pianoforte e voce) de “La voce del padrone”, l’album capolavoro di Franco Battiato pubblicato nel 1981, una vera pietra angolare della discografia italiana, uscito il 27 Aprile per l’etichetta Private Stanze.

Fabio Cinti annuncia inoltre che promuoverà il suo lavoro in maniera congiunta con il musicista/scrittore Fabio Zuffanti. Per un caso fortuito, infatti, entrambi pubblicano nello stesso periodo (aprile 2018) due lavori legati all’universo di Franco Battiato: Fabio Cinti il disco “La voce del padrone – Un adattamento gentile”, Fabio Zuffanti il libro “La voce del padrone: 1945 – 1982, Nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno”, che analizza in maniera dettagliata la carriera dell’artista siciliano dalla nascita all’esplosione de “La voce del padrone”.

L’album più celebre di Battiato (nonché uno dei più venduti nella storia della discografia italiana) diventa quindi il pretesto per presentare in maniera congiunta disco e libro, preludio a future collaborazioni musicali da parte dei due autori. Il 16 giugno, a Milano, nella Palazzina Liberty, MiAmOr Music Festival, ore 18 LIVE vi sarà l’esecuzione completa dell’adattamento de “La Voce del Padrone” per quartetto d’archi, pianoforte e voce.

LA VOCE DEL PADRONE: UN ADATTAMENTO GENTILE

“Nel 1981 Franco Battiato aveva trentasei anni, Giusto Pio cinquantacinque. Affrontano quindi la produzione di uno degli album più importanti della storia della musica leggera – italiana e non solo
– con una maturità e un bagaglio culturale e professionale non indifferenti. E questo, sezionando
La voce del padrone per studiarlo ai fini di questo adattamento gentile, si sente.
Ognuna delle sette canzoni è un concentrato di capacità di scrittura e di arrangiamento, la meta di un affinamento che è maturato nel corso della produzione dei dieci album precedenti (senza contare le canzoni degli esordi). L’assoluta novità del linguaggio dei testi e le relazioni tra melodia, armonia e ritmo, trovano finalmente una compiutezza formale nella totalità dell’album che lo renderà un riferimento costante e importante non solo nella produzione futura di Battiato stesso, ma di gran parte del cantautorato pop e meno pop.

La voce del padrone è una scuola, una grammatica assoluta le cui regole sono perfettamente riconoscibili quando applicate alla composizione o all’arrangiamento di un brano.
Attorno al motore quasi sempre pulsante della sezione ritmica e alle ormai famosissime melodie, sono architettati in modo molto sapiente gli arrangiamenti di archi, di sintetizzatori, di chitarre e cori.
Ed è proprio da questi ultimi che ho deciso di partire per realizzare il mio adattamento, senza rinunciare però neanche alle figure ritmiche della batteria o alle celebri sequenze.
Attraverso un ascolto specifico, una sorta di ricerca, ho trovato quella che dal mio punto di vista è la chiave che apre alla tipica percezione emotiva che si ha quando si ascolta questo album: i contrappunti che alcuni sintetizzatori tessono attorno alla voce, le melodie che si sviluppano sotto i temi, l’interpretazione precisa del cantato su alcune poliritmie, le armonizzazioni, le strutture stesse delle canzoni che spesso, pur completamente al servizio della lunghezza del verso e quindi asimmetriche, risultano di facile comprensione.

Assegnando queste parti ai sei strumenti che ho scelto per l’adattamento – il quartetto d’archi, il pianoforte e la voce -, distribuendo i timbri e cercando di riprodurre quella tipica sensazione ritmica anche in assenza di strumenti che la marcano, risaltano melodie sorprendenti che nelle versioni originali sono al servizio di quell’emotività di cui parlavo e che qui, invece, di tanto in tanto, hanno un posto di maggior rilievo.
Non ho mai avuto nessun interesse nell’eseguire una versione o produrre una cover, di questo album – né di nessun altro album di Battiato -, perché affronto quelle composizioni come si trattasse di musica classica: si possono e si devono eseguire le parti, anche con altri strumenti, senza modificarne la scrittura. Questa è la scelta che ho fatto e da qui le regole che mi sono imposto.

Infine, ho affidato la realizzazione della copertina e del progetto grafico a Lorenzo Palmeri che, in merito, dice: «Lavorare alla copertina de La Voce del Padrone, per altro una delle mie copertine preferite di sempre e ovunque, è ad un tempo un onore e una sfida impossibile.
L’impianto grafico di Francesco Messina, la bellissima foto di Roberto Masotti sono per me inscindibili dal contenuto del disco che ha cambiato il corso della musica italiana.
Ho fatto un timido tentativo di ripensarla da capo, ma ogni via risultava al mio sguardo inadeguata, fuori posto, quasi blasfema, sbagliata.
Da questi pensieri è scaturita l’idea della citazione linguistica, di un omaggio all’eccellenza giocato ironicamente sulla scomposizione, sulla presenza e sull’assenza, sullo spostamento, cercando di rispettare e rinnovare la volontà di sorpresa, il piccolo shock che toccò il cuore degli italiani. Come recita il sottotitolo del disco, “un adattamento gentile”.»

Il Maestro Franco Battiato ha tracciato un arco indelebile, quasi visibile, che parte dal feto sulla copertina di Fetus e arriva allo spavento dell’attraversamento del Bardo, dove si apprestano a liberarsi le nostre anime. La voce del padrone, per vicinanza temporale tra la mia età di oggi e la sua di allora e per una curiosa coincidenza numerica (’81 – ’18) è l’album che segna anche la mia esistenza in quell’arco.

CREDITI:

Prodotto da Vanessa Cremaschi e Fabio Cinti per Private Stanze.
Violino I, Vanessa Cremaschi
Violino II, Elena Cirillo
Viola, Gaia Orsoni
Violoncello, Giovanna Famulari
Pianoforte, Andrea Vizzini
Registrato presso Studio 2, Padova, da Francesco Bruni
Mixato presso FM Studio, Monza, da Raffaele Stefani
Masterizzato presso Energy Mastering, Milano, da Claudio Giussani

 

Elsa Morante
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