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A San Vito di Narni, il galateo del paesaggio secondo Piantoni

di Roberta Maresci

Paesaggio e galateo: istruzioni per l’uso secondo Carlo Piantoni. Chi? Shhh, silenzio se non sapete cosa abbia fatto. “Ternano, che ha vissuto e lavorato a San Vito di Narni come insegnante di scuola pluriclasse a partire dal 1954, ha sviluppato metodi all’epoca rivoluzionari di “didattica per immagini” applicati all’arte al disegno e soprattutto alla geografia – spiega Lucio Graziano, guida turistica e patron di ‘Immersioni nel paesaggio‘ – Era una autorità mondiale in campo educativo. Si può dire che qui, a San Vito di Narni, in provincia di Terni, ha insegnato la “lettura del paesaggio”. Proprio così: Piantoni insegnava ai bambini a leggere gli elementi del paesaggio per vedere al di là di ciò che l’occhio può afferrare e usarli come strumenti per conoscere il mondo, una sorta di geografia attiva. Non a caso tre suoi ragazzi, nel 1960, furono premiati all’esposizione mondiale di Tokyo per i loro lavori di illustrazione e l’ambasciatore si recò a consegnare le medaglie nel piccolo borgo di San Vito. Fu un evento storico per San Vito rimasto nella memoria dei paesani per i decenni futuri”, spiega Graziano, impegnato a guidare la ciurma di escursionisti nella media valle del Tevere.

Benvenuti a San Vito di Narni, che dal belvedere presenta i turisti proprio il Galateo del paesaggio secondo Carlo Piantoni. Chiamatelo pure bon ton se preferite, ma di certo fu anche una palestra al riconoscimento del kitch. Provate a farlo anche voi. Giocate a riconoscere il bello dal brutto. Come un quiz, perchè no? È bello pensare di affacciarsi sulla Valle e con uno sguardo trovare le note stonate nascoste tra campi coltivati a grano e boschi di mirti, lentisco, querce e ginestre spontanee. È il lato “B” di San Vito di Narni. La vita del paese si svolge qui, intorno alla fontana, dove sotto il pelo dell’acqua si sente far blub; sono i pesci rossi che girano intorno alla grata dove s’immette l’acqua potabile. Dietro alla fontana, si scorge il proprietario del Willy’s Bar: vive in modalità giallo-blu tifando Valentino Rossi, nel ricordo di The Doctor (basta vedere il 46 esposto sul muro come un manifesto). Tutt’intorno c’è aria di famiglia: è la piazza… gente, è il cuore di San Vito di Narni. Poco distante Giovanni, lo chef dell’Osteria Monde Del Grano, prepara una nuova esperienza enogastronomica capace di mettere in tavola una cartolina di sapori e colori del luogo che vale il viaggio sulla strada di Guadamello e San Vito. Più avanti c’è il castello, con la torre quadrata (una delle trentadue citate da Svetonio forse) che svetta . Ma guai a non guardar in basso: rischiamo di scivolare sul budino! No, non c’entra nulla Giovanni lo chef. È tutta colpa dei ciottoli alluvionali che si sono accumulati per terra; il borgo è formato da un enorme cumulo di questi sassi. Dove non ce ne sono? Nella Chiesa di San Vito, patrono del paese dove Carlo Piantoni ha insegnato. 

Basta guardare i segni del paesaggio per leggere il carattere del territorio. “Qui si scopre con sorpresa, che proprio in questo minuscolo paesino dell’Umbria ha operato un personaggio che dagli anni ’50 in poi ha scritto pagine importantissime di scienza dell’educazione. Quel Carlo Piantoni pedagogo e docente universitario, membro emerito del Gruppo di Studio e Ricerca per la promozione dell’educazione artistica dell’UNESCO, esperto dell’uso delle immagini e dei linguaggi non verbali. Lui, che operò nell’immediato dopoguerra tra mille difficoltà in questo sperduto villaggio dell’Umbria. Eppure il fatto di risiedere sul posto, tra i contadini e i braccianti, gli offrì la possibilità di effettuare una preziosa esperienza umana. Esperienza che divenne di spessore nazionale quando nel ’60 il maestro tenne settanta lezioni al famosissimo corso televisivo “Non è mai troppo tardi”. Poi, dopo una breve parentesi di insegnamento in una borgata romana, venne chiamato al Centro didattico per la Scuola elementare. Nel 1969 l’UNESCO lo inserì nel gruppo per la promozione dell’educazione artistica in Italia. Il resto si apprende affacciandosi sulla piana del Tevere, dal quale si raggiunge il paese dopo 3 km di cammino, attraverso una salita ripida (punte fino al 30%).

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