Un Caffè con

Un caffè con Massimo

Consumato da un lento logorio durato anni, l’estate 2001 finiva il matrimonio di Massimo che andava via di casa con un bagaglio fatto di qualche bel ricordo, molti rancori, errori perdonabili e altri meno. In quella casa dove abitava da 13 anni Massimo lasciava un figlio di 10, Lorenzo, che proprio non capiva come i suoi genitori potessero non vivere più insieme.

“Per te ci sarò sempre” è la promessa del papà e la vita di Massimo diventa ogni giorno una corsa ad ostacoli per riuscire a mantenerla. Anche se i primi giorni dorme nell’auto parcheggiata nel box, anche se poi si sposta sul divano di qualche amico che lo ospita, anche se fa di tutto per fare più doppi turni e straordinari possibili. Perché il giudice ha stabilito che l’assegno da versare a moglie e figlio è di 1450 euro al mese  e poco importa se Massimo di stipendio base ne guadagna 1500.

Ci incontriamo una mattina molto rigida in un quartiere di Milano che casualmente conosciamo entrambi e dove qualche anno fa la Caritas ha aperto una mensa in aiuto dei più bisognosi, gettando nel panico gli abitanti del posto che immaginavano orde di senzatetto affollare la loro bella piazza. Ma a distanza di anni dalla sua apertura i dati parlano chiaro: la mensa è frequentata da distinti uomini in giacca e cravatta. “Quasi tutti papà separati” mi dice il responsabile. Anche per Massimo la mensa del suo posto di lavoro fu una salvezza: poter mangiare lì a pranzo e a cena gli permetteva di limitare il costo della spesa. Ed in generale ripensando al lavoro prova gratitudine: la divisa da autista che gli permetteva di non spendere in vestiti, le trasferte che gli davano l’opportunità unica di dormire in hotel. E poi quei tanti colleghi che nel momento più buio si rivelarono amici. E’ pensando a loro che Massimo ancora oggi si commuove. A chi con generosità gli diede la possibilità di affittare un appartamento e lasciare così il divano degli amici. Era un monolocale ed anche se non ne conserva un bel ricordo, mi racconta di come riusciva a trasformare in una festa le sere che lì trascorreva con Lorenzo. Bastava poco: un piatto di orecchiette inventate al momento da mangiare insieme sul divano, uno stereo preso con i punti del supermercato, un piccolo televisore comprato a rate. Il giorno del compleanno poi festeggiavano con una mini torta da dividere giusto per due. Anni senza poter fare una vacanza insieme, senza poter andare al cinema, senza potersi permettere di viziare un bambino comunque provato dal divorzio dei genitori. Anni bui, ricorda Massimo, in cui qualunque telefonata si portava dietro carichi di angoscia perché qualunque imprevisto poteva essere una tragedia. Ma intanto il rapporto tra Massimo e Lorenzo è sempre più solido, i sacrifici a cui il padre è costretto non intaccano la loro sintonia e soprattutto non impediscono a Massimo di mantenere la sua promessa. Per Lorenzo lui c’è sempre. All’uscita di scuola, nei momenti più belli ed in quelli più difficili che segnano la crescita del ragazzo. Un ragazzo che trovato lavoro si offre di versare lui per qualche mese l’assegno divorzile alla mamma “Così rifiati un po’, pà”.

Lorenzo oggi ha 28 anni, vive per conto suo ed il suo piatto preferito sono ancora quelle orecchiette che Massimo gli cucinava nel monolocale. Massimo di anni ne ha appena compiuti 60. “Ma mi chiedo dove sono andati a finire gli altri di anni”, mi dice. I 40 ed i 50 restano per lui un ricordo angosciante di sacrifici e precarietà. Ma resta anche l’orgoglio, fortissimo, di averli affrontati e superati riuscendo ogni giorno a mantenere la promessa fatta a Lorenzo.

 

Tina Aiello

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