Cultura

La storia di Tim e Jeff Buckley al Teatro Spazio Uno: la recensione

 

Al Teatro Spazio Uno prende forma spettacolo struggente come la musica e la storia intrecciata di questi due enormi artisti della storia del Rock. Padre e figlio. Tim e Jeff Buckley. Due voci straordinarie. La musica a ricostruire idealmente i pezzi di un rapporto genitoriale disastrato, che porta il padre Tim ad abbandonare il nascituro ancor prima del parto per trasferirsi a New York in cerca di gloria e successo (poco), terminando con l’affogare in un eccesso (molto) che lo condusse alla prematura scomparsa per overdose a soli ventisette anni. Per triste ironia della sorte, ad affogare, stavolta nelle torbide e misteriose acque del Mississippi, sarebbe stato anche il figlio trentenne Jeff nel 1997.

Francesco Meoni, che firma dirige ed interpreta Once I Was: oltre la storia di Tim e Jeff Buckley con un’intensità ed una partecipazione fuori dal comune, assume la prospettiva del padre che si rivolge al figlio tramite il suo diario, le lettere e soprattutto tramite le canzoni – rigorosamente eseguite dal vivo da una band di cinque elementi -, in una mistione riuscita ed emozionante di musica e teatro. A spiccare, inoltre, è la voce inconfondibile di Jeff interpretata in modo incredibilmente similare da Vincenzo Marti, che dialoga a perfezione con la tromba, il basso e le percussioni.

Da non perdere, nel cuore di Trastevere, non solo per gli appassionati del genere musicale, ma soprattutto per chi non abbia mai sentito parlar prima di quella voce che Bono Vox ha definito come “una goccia pura in un oceano di rumore”.

Giulio Pantalei     

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