Viaggiare

10 cose da Fare a Taviano

Di Roberta Maresci

1.La Cappeddha

Fiato ai fischietti per la due giorni dedicata all’artigianato figulo in Salento. Fiera di nome e di fatto, la Cappeddha del 7 e 8 settembre è l’appuntamento con la tradizione di Taviano. Non ha inizio più dalla Chiesetta della Capphadduzza, ma è proprio nella chiesetta sconsacrata detta “Madonna delle Grazie” o “Cappaddhuzza” (ossia “Cappelluccia”) che si concentrano i figuli DOC, ossia i ceramisti che ancora producono manufatti unici. Come i presepi di luce creati da Tina Verri a Capranica di Lecce, le sfumature creative con cui Sonia De Rosa (di Parabita) ha rivisitato anche i “pumi” (boccioli di rose in terracotta) e le terracotte satiriche di Elvira Visciola che, insieme al marito Massimo, sforna fischietti dov’è normale imbattersi in un frate che legge i passi di Playboy. Quando poi cala il sipario della Cappeddha, torna la quiete in Corso Vittorio Emanuele II e si chiudono le porte della chiesetta dove anni addietro, l’8 settembre di ogni anno, si celebrava la festa della “Perdonanza”. Molte le storie di miracoli, soprattutto guarigioni di storpi, ricevuti dalla Madonna. Motivo per cui il Signor Magnifico Nerone Mancino di Taviano propose di costruire una chiesa con le offerte dei fedeli. Coperta a lamia e con un campanile oggi è ben visibile il portale sormontato da due caditoi e una finestra, a significare che la chiesetta era fortificata, forse perché situata fuori dall’abitato. Sconsacrata dopo il 1870, è del Comune.

 

2.Frantoio ipogeo

Volete vedere un frantoio semipogeo nel Salento del 1600? Citofonate a Rossella Federico che a Taviano è storica dell’arte del territorio e custode di questo frantoio incastonato a metà fra calcarenite e cielo. Lei lo ha in casa. Ma volentieri vi apre il portone per portarvi dove un tempo i Padri Francescani Riformati producevano olio. Ci sono state famiglie che qui, sotto terra, hanno vissuto e pregato, dormito ed educato i loro figli. Riunendosi attorno alla macina, condividendo lo spazio con muli e paglia, olive e lanterne. Anche se rimane poco della volta a botte poi crollata, i frantoiani educavano i figli, parlavano, cucinavano, dormivano sopra delle esigue panche ricavate dalla roccia e dicevano perfino messa all’ombra dell’antico convento dove poi è sorta la Chiesa barocca della Beata Vergine Maria Addolorata cui i tavianesi sono molto legati.

 

3.Una statua sull’altare in Largo Convento

Spodestato sant’Antonio da Padova, la Beata Vergine Maria Addolorata trionfa sottoforma di scultura sulla pala d’altare principale. Fatto a dir poco inconsueto (di solito c’è una tela), ma è la Madonna del Miracolo cui tanto sono devoti i tavianesi. Per sua intercessione, a Taviano scomparvero il colera del 1866 e la meningite cerebro-spinale del 1894 che erano intervenuti come una mannaia sulla popolazione. Con il paese isolato per le malattie, dopo che la statua della Madonna fu portata in giro per le strade del paese, la situazione migliorò fino alla guarigione totale dei malati. Così da allora, questa santa ne ha spodestata un’altra, la Madonna dell’Arco, ora sulla navata sinistra. C’è da dire che una visita la merita anche la Chiesta Matrice, dedicata a San Martino di Tours, patrono della città che gli rende omaggio con la festa patronale, la Fiera di Santu Martineddhu.

 

  1. Sanremo del Salento

La felicità? Qualche lilium e diverse rose che sbocciano tra pumi creati dagli abili figuli tavianesi. Chi visita il mercato floricolo intitolato a Salvatore Fitto se ne fa una idea. Ma occorre entrare nelle serre a 12 km più a sud di Gallipoli per capire la cultura del verde che fa di questo borgo la Sanremo del Salento. Arrivano in Russia come in Cina, profumano di cipria come la sabbia di Marina di Mancaversa distante appena 6 chilometri dal paese e hanno fatto storia nella Città del Festival della Canzone Italiana. La famiglia Manni lo sa: papà Massimo con i figli Yuri e Rudy producono crisantemini. Recisi e programmati, rappresentano un fiore all’occhiello dell’intero comparto: il motivo? La domanda è maggiore dell’offerta. Merito della crisi del gladiolo prima e del garofano poi, fiori che hanno fatto la storia della nostra floricoltura, il signor Manni si è focalizzato sulle crisantemine, assicurandogli almeno 15 ore di buio al giorno, una giusta temperatura e delle trappole cromotropiche gialle adesive dove le mosche bianche trovano la fine del loro viaggio, a Ràcale.

 

5.Vecchio Forno Cornacchia

Tra mustazzoli, pitteddhe, dolci con pasta di mandorle, taralli e pucce della tradizione tavianese e salentina, al Vecchio Forno Cornacchia non manca di certo la focaccia che i pistores dell’antica Roma mangiavano a colazione. Odora di genuinità e di famiglia la bottega dove Antonio e la moglie Franca ancora mettono le mani in pasta. Basta superare l’uscio e scendere i gradini per viaggiare a ritroso nel tempo. La macchina che ci guida profuma di pane, di lievito, di farina. A destra, sulla parete, foto di famiglia in bianco e nero invitano a riconoscere il piccolo Antonio accanto al forno a legna, ancora acceso. Qui, c’è il Salento che non ti aspetti. Benvenuti nel più antico forno di Taviano, città dei fiori e del dono in provincia di Lecce. Il forno è del 1958. Di “vecchio” non c’è solo il nome del panificio, ma anche l’usanza di far cuocere ai concittadini i propri prodotti fatti in casa. Capita ancora oggi. Non spesso. Ma Giovanni, Federica o la signora Anna e le altre persone più in là con gli anni lo chiedono spesso ai proprietari: cuocere nel loro forno il pane o le focacce fatte in casa. L’obolo è minimo ma il sapore è grande.

 

6.Mendicicomio

I poveri lo avevano arricchito e ai poveri Antonio Lista volle dedicare il mendicicomio, ossia una casa di riposo come la intendiamo oggi per i meno abbienti e bisognosi di cure. Edificio unico nel Salento, era intitolato “Asilo di mendicità” nel 1927. Oggi è il Centro Anziani del comune. Chi era Antonio Lista? Un commerciante di tessuti che andava in giro con il suo biroccio per tutto il Salento sino al Capo di Leuca, e vendeva soprattutto il filato a coloro che avevano il telaio a casa, facendo anche credito a quanti non potevano pagare subito.

 

7.Cartapesta da maestro

Una statua di cartapesta raffigurante Padre Pio da Pietralcina l’ha realizzata nel 2001 e oggi fa bella mostra di sé nella chiesa dei Riformati a Taviano. Il suo crocifisso più imponente invece è alto tre metri e spicca nella Cattedrale di Albano Laziale (Roma) da quando papa Benedetto XVI ha inaugurato l’opera. Lui, l’artista, è il tavianese Francesco Pisanello, di professione maestro. Mani d’oro le sue che creano bambole, presepi e figure devozionali da venticinque anni presenti alla Fiera di Santa Lucia a Lecce.

 

8.Libreria Antica Roma

“Leggere aiuta l’Italia a competere. Fa crescere Pil e produttività sul lavoro, facendo andare in picchiata l’interesse per sale da gioco e altre strade dal guadagno facile. Basta crederci”. Lo dice Giovanni Coppola, titolare della Libreria Antica Roma, tanto capace di rivoluzionare le abitudini del posto da diventare protagonista di un best seller che ha il suo nome come titolo. Giovanni ha anche vinto il Premio Bancarella come Libreria Volante. La sede è in via Immacolata. Ma proprio bella è la sua storia che ripaga del biglietto di sola andata verso Taviano. Lui, da qui è partito verso il Nord Italia (lavorava tra Milano e Genova) dove organizzava i punti vendita Pegaso dei libri. Ma sempre lui, poi è ritornato per aprire una libreria. Insieme alla moglie Angela, da vent’anni continua ad animare vari punti vendita ambulanti per i turisti. Promuove incontri culturali ovunque, portando in città la crema del giornalismo italiano e non solo.

 

9.Case a corte

Simbolo di un sistema abitativo tipico del Salento leccese, le case a corte a Taviano presentano una tale varietà e straordinarietà di esempi da legarsi inscindibilmente all’immagine del paese. Come quinte stradali, sono di una bellezza scenografica. Intorno a loro c’è silenzio. C’è una società che si stringe attorno. C’è la voce di chi li ha eretti a testimoni di un patrimonio immateriale di una storia che omaggia la vita dei contadini. In via Crocifisso quindi è normale sentire solo il ritmo di un telaio che si muove. Merito dell’Associazione AMA (Antichi mestieri artigianali) che custodisce un laboratorio di tessitura dove Francesca Miggiano ha ricreato anche la stanza tipica dei taggianesi di una volta: una camera con letto matrimoniale e telaio davanti, accanto, la cucina con camino.

 

10.Non solo fave nette

Non dimentica la bandana a fare il verso a Johnny Deep versione Jack Sparrow, perchè lo chef Gianluca Patara è il pirata dei fornelli. Dategli un polpo e la cena nel suo Bistrot vedrà i tentacoli protagonisti dall’antipasto al dolce. Ma dategli anche carta bianca e lui la colorerà di gusti estrosi. Per chi invece ama la cucina della mamma ma con guizzi d’artista, tappa d’obbligo è Vico degli Scettici: mangiare da Donato è come entrare a far parte della sua famiglia. Sentirsi “di casa”. Il suo pesto ai pistacchi e vongole è il souvenir gourmet da riportare dalle vacanze. E poi si mangia in terrazza anche se ogni sala ha un’anima, raccontata con un arredamento proprio che non trovi nella sala accanto. Davvero indicato per tutti, ma soprattutto per chi varca via Matteo

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