Musica

CALCUTTA ALL’ATLANTICO

IL 17 E IL 18 DICEMBRE DOPO IL TORMENTONE ESTIVO OROSCOPO CI REGALA ALTRE DUE DATE

C’è chi parla di genio e sregolatezza, chi lo definisce il nuovo Dalla, chi lo ritene un hipster un po’ sopravvalutato. Edoardo D’erme, in arte Calcutta, torna a Roma con due date in poco tempo completamente sold out, forse l’ultimo tour in Italia prima del nuovo album.

Il disagio sociale e il degrado periferico vengono raccontati attraverso le note alternative rock del indie pop. Mainstream è riuscito ad uscire dai sobborghi romani e imporsi in tutta Italia, infatti il brano Oroscopo, è stato un po’ il tormentane estivo, ma Calcutta dichiara di non amarlo, forse perché la leggerezza del testo che racconta una serata passata tra una bevuta e un’altra, rinuncia ai classici suoni psichedelici dell’indie pop, per dare spazio ad una melodia più facile. 

“È una canzone che ho scritto un paio di anni fa, in una notte, come regalo per il figlio di un mio amico  – dice Edoardo in un’intervista –  Io suonavo le percussioni per lui in quel periodo ed eravamo a Crema, dove avevamo fatto un vero disastro ed eravamo dovuti tornare a Pesaro per dormire. Proprio in quel momento aveva saputo che la sua fidanzata aveva partorito ed è dovuto scappare a Trento. Noi non avevamo un regalo e abbiamo pensato di regalargli una canzone e quindi gli abbiamo dedicato Oroscopo. Davide ha gradito molto, ci ha risposto: Ma che è sto schifo?. Forse non gli piacevano gli arrangiamenti.”

Calcutta lascia seguito a molte chiacchiere.

Forse è la sua voce, forse l’impatto delle immagini che evoca o forse è il personaggio in sé, ma tocca chi lo ascolta e si urla subito al fenomeno. 

A discapito del nome, i testi dell’album non sono mai propriamente Mainstream, si percepisce la volontà del cantante di voler evadere da una periferia che lascia poco spazio all’arte, piuttosto invece intrisa in quella ipocrisia di fondo che serve per sopravvivere al degrado. Sempre a Rolling Stones dichiara a proposito della sua città natale: “Esiste la sinistra a Latina, quella che c’ha i soldi, che vede Crozza, che pensa che la lotta politica e l’intrattenimento possano andare insieme. Quella che va alle presentazioni dei libri, alla mostra dei quadri della cugina esposti dentro un bar, quella delle signore ancora con la pelliccia. Quelli con la spocchia. Questa è l’unica frustrazione che mi è rimasta di Latina. Non mi piace la gente che si impegna per quella città, perché alla fine va bene come è. È un dormitorio? Va bene così. Non va bene vivere nell’illusione che tutto vada bene?”

 

Giorgia Isabella Tripaldi

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