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Indossare l’Abruzzo: a Guardiagrele 8 ciondoli per il souvenir Grelios

di Roberta Maresci

 

Avete mai indossato l’arte? Portato al polso le sensazioni di un viaggio o di una vacanza? Come cartoline mai spedite, sono otto i ciondoli che pendono da Grelios, il bracciale-souvenir d’Abruzzo e di Guardiagrele, paese chietino sorvegliato dagli eredi degli Orsini che rivive nel gioiello di Enzo Torrieri. La sua arte orafa fa da cornice al viaggio nella città di pietra, come Gabriele D’Annunzio ha definito ne “Il trionfo della morte” questo delizioso comune. In realtà è un comune “fuori… dal comune”. Nel senso che tra i vicoli di uno dei borghi più belli d’Italia, c’è il fabbro Filippo Scioli che ha stregato Marchionne e ha forgiato scudi romani per i francesi. Lavora il ferro con un mix d’inventiva che vale già il viaggio. Che dire poi della bottaia della Cantina Santoleri? C’erano già nel Medioevo. Nei loro possedimenti tra cui spicca la Tenuta di Crognaletto, con una mano governavano le bestie e l’altra coltivavano le vigne alla maniera di Giovanni, prematuramente scomparso, che amava definirsi un artigiano del vino: il vino dell’azienda è una benedizione che farebbe ancora cantare i Latini. Per chi preferisce il folclore non può perdere la visita al Museo del Costume e delle Tradizioni della Nostra Gente, al piano terra del convento, animato da volontari del paese che ne custodiscono con entusiasmo la storia. Ma i capolavori di Guardiagrele sono anche altri e vivono nella tradizionale arte orafa abruzzese di Enzo Torrieri con il suo Grelios. Otto simboli: la presentosa, la Porta della Fiera, La Torre Longobarda, il Duomo di Santa Maria Maggiore, Modesto della Porta, il Bolognino, la Croce di Nicola da Guardiagrele e le sise delle monache. Tutte bellezze emerse durante il tour Abruzzo Food Experience in compagnia del sindaco Donatello Di Prinzio.

 

Grelios, bracciale con charm

 

La Presentosa è il simbolo più famoso dell’Abruzzo, racchiude al suo interno uno o due cuori sormontati da una lunetta. La tradizione racconta che fosse il dono tipico del pretendente alla sua futura sposa. Un gesto carico di amore e senso di appartenenza all’altro. Diverse sono quelle esposte al Museo permanente della Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese in via Roma, dove un concorso biennale custodisce e alimenta nelle otto sale (più il salone dei concorsi) la memoria dei manufatti di arte fabbrile, ceramica e orafa, lavorazioni al tombolo e in vetro, attrezzi in rame e legno.

 

 

La Porta della Fiera o Porta San Giovanni è un arco a tutto sesto che accoglie i visitatori che entrano nel borgo. La porta, ricostruita nel 1841 nelle forme attuali, reca sulla sommità un frontone con iscrizione che ricorda l’inaugurazione della strada.

 

La Torre Longobarda o Torrione Orsini è l’emblema della città di Guardiagrele. Era sede del presidio fortificato sorto nel VI secolo. Oggi (causa lifting) non vi sono elementi nella struttura che ricordano a quel periodo.

 

 

La collegiata di Santa Maria Maggiore è il duomo di Guardiagrele con la facciata in pietra della Maiella è il risultato di ben otto secoli di trasformazioni artistiche. Costruita nel 430 come riadattamento di un tempio pagano, pare derivi da una chiesa cimiteriale del XIII secolo, collocata fuori dalle mura del castrum. Ricca di opere d’arte, spiccano l’affresco con San Cristoforo di Andrea De Litio e, nella lunetta del portale, il gruppo scultoreo dell’Incoronazione della Vergine attribuito alla scuola di Nicola di Guardiagrele. Anche se del tutto originale è l’ingresso al duomo: di lato e attraverso una rampa di gradini che conducono alla navata posta al primo piano della Chiesa.

 

 

 

Il Bolognino è una moneta battuta a Bologna (da cui il nome) tra il XI e il XVII secolo, poi assunta in altre zone, come è accaduto a Guardiagrele. Proprio qui si instaurò una zecca comunale. La moneta portava sulla faccia, il volto di San Leone papa, molto venerato da Napoleone II Orsini, signore della città.

 

La Croce processionale in argento di San Nicola da Guardiagrele è un raro capolavoro di oreficeria. Risale al 1422. I suoi frammenti in parte recuperati dopo il furto del 1979, fanno bella mostra nella seconda sala del Museo del Duomo “Don Domenico Grossi”, nella cripta di Santa Maria Maggiore. Tra paramenti sacri, uno splendido cofanetto ligneo scolpito e un croce-reliquiario in legno dipinto del Trecento.

 

 

Sise delle monache

Le Sise delle Monache sono il dolce che omaggia le tre cime abruzzesi: il Gran Sasso d’Italia, la Maiella e il monte Sirente-Velino. A Guardiagrele solo due forni (Emo Lullo successore di Filippo Palmerio e Palmerio) hanno la ricetta per seguire il procedimento di una volta. La forma sembra si ispiri al fazzoletto che le suore inserivano nel seno a coprirne l’insenatura. Si tratta comunque di soffici pan di spagna farciti con una crema pasticcera, spolverata con zucchero a velo.

 

Modesto della Porta è uno dei personaggi guardiesi più noti. Fu poeta vernacolare ironico e pungente. L’opera principale, il “Ta-pù”, del 1933, raccoglie le storie narrate da un semplice calzolaio; il protagonista, immerso nella vita paesana , riflette ironicamente e con profondità su usi e costumi della sua gente.

 

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